Il lucchetto
Ultimamente ho voglia di raccontare quel che mi è accaduto in passato. Soprattutto quello che mi è rimasto più impresso e più “cattivo”.
Circa un anno fa, conobbi una signorotta di una cinquantina d’anni, della zona del Lago Maggiore, sposata con 2 figli.
Ci siamo conosciuti e abbiamo messo giù delle regole ferree nonché bracciale e così via. È nata come una relazione Money in quanto era uscita da una situazione spiacevole con un master, sadico severo e che ha distrutto ogni tipo di certezza legata a questo mondo, di per sé già infame.
Qualche volta racconterò qualche aneddoto e storia su questa signora, perché è interessante capire come tutto potesse convivere senza problemi.
Iniziammo con il classico spanking, ma lei ovviamente era abituata ad altro.Aveva nel suo “castello”, esatto, viveva in una parte di questo monumentale e belissimo edificio, aveva la sua stanza dei giochi, fatta con il suo vecchio master. Oltre a gogne, corde e fruste aveva altro.
Una sera mi portò in motel, dopo svariati colpi di frusta, passammo alla cintura. Credetemi, mai e poi mai avevo visto una donna sottostare a così tanti colpi senza dire una parola.
Così dopo aver provato fuoco e ghiaccio, lei mi chiese se al prossimo incontro avremo potuto provare qualcosa della sua stanza. Io ne ero entusiasta!Ebbene, una sera, da lei dopo il caffè, una birra e ripasso safeword, legai bracciali e collare.La misi sulla gogna, chiusi e cominciai con le mani, poi le fruste, poi con la cinghia e mi fermó. Al momento pensavo le avessi fatto male e invece mi chiese di flagellarla anche sulla schiena.
La sua richiesta sembrava fuori luogo così decisi di punirla e di farlo come lei mi chiese.La sua schiena si riempì di righe e piena d segni mi urlò di andare oltre. Ben oltre.
Io la tirai fuori dalla gogna, la misi in ginocchio e a testa bassa mi disse: “Chiedo scusa dom, ma dietro alla gogna c’è una parete blu, c’è attaccata una catena, la prenda e mi punisca con quella”.
Io mi allontanai, presi la catena ed avvicinandomi lei si posò per terra con il seno ed urlando mi disse: “Mi punisca, la prego!”Preso dal gioco, cominciai a colpire, tenendo tra le mani il lucchetto, chiuso. Ogni colpo la sentivo ansimare e di tanto in tanto la toccavo sul suo piacere per controllare se era solo un momento ed invece era un fiume in piena.
Dopo svariati colpi, si girò di scatto e mi disse a tono sicuro: “Voglio sentire il lucchetto, lo usi su di me, la prego!”Girai la catena e cominciai a colpirla con decisione, fino a quando non la vidi piangere, di dolore.
Lanciai la catena, la slegai e la coccolai.È stato qualcosa di veramente estremo, qualcosa che esula dal solito dominio ma il piacere mentale è sempre e solo uno.
E il sentirsi amati e fidarsi del proprio master fa parte del gioco. Io amo sentirmi indispensabile. Forse è un’esigenza alla quale non riesco a farne a meno.
So solo che mi rende felice. Felice di essere quel che sono, MrSix.