Le salviette
Era una giornata come tante, io lei e l’altra con la voglia di trasgredire in 4. Alla ricerca di qualcosa di interessante, da fare all’aperto. Così delego una delle mie 2 slave di andare alla ricerca di un bel ragazzo da unire ai nostri giochi.
Dopo svariate ricerche sui vari portali di incontri, trova questo ragazzo, di origini napoletane. Ci si organizza e si va.
Ci si trova davanti al Palasport di Novara, io con in macchina una delle mie due slave, e l’altra già lì insieme a lui ad aspettarci. Parlavano da un po’, mentre ci aspettavano.
Scendiamo dalla macchina, e capiamo fin da subito che non aveva mai fatto una cosa simile. E ovviamente dentro di me c’era già tutto il processo di delusione non nel vederlo durare più di quel che mi sarebbe piaciuto.
Saliamo in macchina e delego alle mie 2 slave di sondare il terreno, lui ci segue con la sua.
Arriviamo in postazione, mettiamo giù la coperta da picnic, tiro fuori la borsa e ordino alle mie 2 slave di cominciare a giocare tra loro, mettendomi da parte e lasciando fare lui. Era da solo con loro, che aspettavano ordini.
Mentre loro 2 si baciavano in ogni dove creando anche una sorta di piacere nel gioco e vedendo spesso che cercavano il mio sguardo alla ricerca di un mio cenno o un mio inizio di gioco, io me ne stavo in disparte ad osservare. Lui comincia a toccare, tira fuori il suo arnese e lo sventola tipo scettro alla ricerca di una delle 2 bocche.
Io in silenzio, guardavo e cercavo di guardare cosa potevo fare per trovare in fondo del piacere e infilarmi in quel gioco. Ma di eccitante nel vedere uno che non veniva neppure calcolato in quel gioco saffico c’era molto poco.
Così, le bocche cominciano a muoversi su di lui, come se non ci fosse altro. Il piacere per lui era ormai arrivato al culmine. Loro si giravano e giravano in quei 10 minuti interminabili. Io osservavo. Da vicino, nella speranza che questo ragazzo nonostante tutto durasse anche solo 10 minuti in più.
“Resisti, non venire!” esortavo lui.
Così, una delle 2 capì l’antifona e lo fece esplodere su di sè, in pieno silenzio, lasciando me oltre che esterrefatto, schifato.
Io aprendo lo sportello della macchina, presi le salviette umidificate e gliele lanciai: “Vai, pulisciti!” come una sorta di scherno.
Si pulisce, le ragazze poco soddisfatte si adagiano e mi guardano come per dire “E quindi? Tutto qui?”
A mezzanotte e 20, dopo 10 minuti era tutto finito. Si pulisce, si riveste e se ne va.
Indovinate poi chi ha dovuto concludere quella serata iniziata male?!