Il camper (parte 2)
(1° parte – CLICCA QUI )
E’ stata una bella vacanza quella passata in compagnia di questa coppia. Un fine settimana di piaceri, dove le onde facevano da sfondo al culetto di lei e ai piaceri di lui.
Erano circa le 21, direzione pizzeria dopo una doccia superveloce nel loro camper. Cotti dal viaggio e da quella mezz’ora d’acqua, decidiamo di concederci una buona pizza, specialità MARE, ovviamente. In tasca avevo i telefoni e la corda di cotone da 5 metri.
Ci danno un tavolo quadrato, nel posto libero mettiamo la borsa di lei e i nostri maglioncini, quasi a fare “tenda” sulle gambe di lei e di lui. Eravamo molto distanti dagli altri nella sala, quindi il nostro gioco poteva avere un inizio. La tovaglia era abbastanza lunga da poter coprire gli artefatti.
Batto le mani sul tavolo, chiedendo la loro attenzione, sposto la sedia, mi alzo in piedi, e mi metto all’angolo del tavolo, proprio dietro di loro. Tiro fuori il telefono e facendo finta di far vedere qualcosa a loro, mi abbasso e tiro fuori la corda di cotone.
Lo sguardo di lei in un momento si abbassa, nota la corda, alza la testa e guardando il suo lui esclama: “Sì, credo tu abbia fatto una scelta tremenda!”.
Obbligo lei a mettersi più vicino possibile alla gamba e legandole la caviglia, faccio cenno a lui di avvicinarsi, avvolgendo anch’esso. Erano stretti, uniti, quasi senza spazio dove poter mettere le loro mani.
Alzanomi passo le mie dita sul collo di lei, sentendo i brividi sotto i miei polpastrelli e mi dirigo al tavolo, guardando fisso lui negli occhi. Lui accetta il mio sguardo e poi lo abbassa, chiedendomi scusa di quell’atteggiamento poco succube.
Arrivano le pizze. Per me una frutti di mare, e vedendo loro eccitati, aveva quel sapore ancora più personale. Loro non ricordo cosa presero, ma era divertente vedere le loro scomodità e il pizzicarsi a vicenda sullo spazio che non c’era.
Tirando fuori il telefono, scorro verso il timer e arrivando sulla schermata esclamo: “Ragazzina, hai 10 secondi esatti per tagliare la pizza e far sparire una mano.” e feci partire il tempo.
Lei, abbassò lo sguardo, si organizzò e cercò di tagliarla velocemente. I 10 secondi passarono velocemente e allo scadere, il telefono suonò richiamando l’attenzione della sala, che girandosi verso di noi e guardandoci attoniti come se fosse scoppiata una bomba, ci fecero sentire in soggezione. Io feci finta di niente e appena quel mezzo secondo finì, esclamai: “La tua mano destra ora deve andare sul cazzo di tuo marito, slacciare i pantaloni e toccarlo. E tu, cagnolino, mangia… Ma trattieniti, nessuno vuole sentire un cagnolino che viene”.
Lei obbedì. Lui al tocco della sua lei si irrigidì e cercò di mangiare la sua pizza senza destare troppa attenzione. Lei osservava me soprattutto mentre io prendevo tra le mie mani il bicchiere per bere e si lasciava andare in voglie mentali che scatenava in brividi.
“Master, la prego, le dica di smettere!”. “No! Lei DEVE continuare!” esclamai mentre mangiavo e gustavo la mia pizza.
Alla conclusione della pizza di lui, ordino lei di smettere e rimettersi a mangiare la pizza, ormai fredda. La obbligai a lasciarne un pezzo. Lei mi guardò, fece una faccia stranita e riprese a mangiare.
Arrivò il cameriere tutto nel mentre il marito era ancora a piacere dritto e pantaloni slacciati. “Caffè?” Ma si…
“Possibile portare via quel pezzo di pizza?” e inscatolato, lo portammo via.
Lui si riallacciò le braghe, ci alzammo e andammo verso il camper.
Decisero, loro, di andare a fare una passeggiata al chiaro di luna mentre io, in camper aspettavo il loro ritorno, preparandolo al loro ritorno.
Tirai fuori una tazza dal loro scolapiatti e una cintura dalla mia borsa. E attesi il loro ritorno.
Erano circa le 11, e sentii bussare alla porta, erano già di ritorno.
Io ero seduto sul divano, telefono in mano ad attenderli.
Feci un gesto come per dire a lei di venire verso di me, la obbligai a mettersi in ginocchio, braccia al petto stile gatto e le misi la cintura la collo. E le feci il gesto del silenzio.
Lui si avvicinò, e gli dissi di andare sul divanetto e godersi lo spettacolo, toccandosi.
Mi alzai, slacciai i pantaloni e misi davanti agli occhi di lei le mie mutande, gonfie del mio piacere.
Presi la tazza e la pizza, la tagliai con le mani, la misi per terra e “Vuoi davvero un Master per te stasera? Dimostrami la tua devozione. Mani dietro la schiena e mangia. IN SILENZIO”
Lei annuì e mise la sua faccia dentro la tazza, mangiando quell’ultimo pezzo di pizza, si alzò, la obbligai a spalancare la bocca e prendendo una bottiglia d’acqua che avevo aperto io poco prima, le rovesciai il liquido in bocca e poi sul viso. “Ora sei pronta”.
La tirai su in piedi per la cintura che le stringeva il collo, presi la corda e le chiusi le mani dietro la schiena. Girai il cappio dietro la schiena e portandola verso suo marito, la presi per i fianchi e la obbligai a dirigersi a bocca aperta verso il cazzo di lui, mentre con le mie mutande strusciavo il mio piacere attraverso i suoi leggins.
Spinsi la sua bocca sul piacere di lui, portando lui completamente dentro. Qualche secondo e di nuovo fuori, strattondandola verso di me con la cintura. “Grazie Padrone” esclamò lei, che appena finita la frase, tornò ad avere la bocca occupata da suo marito che godeva con un filo di voce.
Il giochinò durò poco perchè lui mi guardò negli occhi ed esclamò un “Vengo padrone!” riempiendo la bocca di lei, appena spinta da me, non solo del suo arnese.
La tirai su, ancora piena di piacere di lui e obbligai il marito a leccare ogni singola goccia di quello scempio. Lui compiaciuto, lo fece.
Era una tortura per me vedere un uomo venire nel bel pieno di un gioco…
Slegai la moglie e le tolsi la cintura al collo, lei era quasi in lacrime, perchè capì che era finito il gioco. Ero molto arrabbiato.
Mi rivestii e mi misi in silenzio sul divanetto con il mio cellulare, mentre lei riassettava il camper prendendo a parole il suo lui, ancora in fase refrattaria.
(continua…)