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Fallo per me

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Era da un po’ che mi frullava per la testa l’idea di scrivere questo articolo.
Così qualche settimana fa chiesi al diretto interessato l’autorizzazione per scriverlo e per raccontare questa piccola situazione intrigante.

Io lavoro al night club da ormai un paio d’anni e si sa, come spesso accade, succede o può succedere di tutto.

Una sera, mentre parlavo con il proprietario, mi racconta la sua fantasia cuckold, di sapere che uomini di un certo rispetto (e non calibro o troppo saccenti) di utilizzare la sua mogliettina mentre lui si potesse concedere (denaro parlando) a ragazzine massimo 20 anni. Ah già, dimentico di dire che lui ha meno di 50 anni ed è una persona molto esigente sotto il punto di vista sessuale.

Poi, ad un certo punto del discorso abbiamo dovuto interrompere perchè arrivò una ragazza che aveva un problema con un cliente troppo “eccitato” non solo dall’alcol e per me era finita lì, sia il discorso che la conversazione, chiudendo la serata con un “ciao ciao, a domani!”.

Qualche sera dopo, arrivando qualche istante prima dei clienti, mi accingo a salutare il proprietario, che mi sventola che chiavi di casa ed esclama: “Vai, ti sta aspettando!”.
Io rimango un attimo incuriosito dalla sua frase e rispondo con un classico “Dove?! Cosa?! Chi?!”.

Lui sorride, mi fa cenno di aprire la mano e me le poggia sopra chiudendomela con l’altra.
“Vai a casa mia, lei ti sta già aspettando. Non fare domande, fallo e basta.”
La mia faccia era a dir poco schifata al momento, ma non capendo che costa stesse succedendo cercavo di capirne di più: “Ma lei lo sa? Perchè non puoi farlo tu?”

Lui rispose sorridendo con un “Fallo per me!”.

Misi le chiavi in tasca, tirai fuori quelle dell’auto e uscii dal Night, con la borsa ancora in mano e la curiosità di trovare qualcosa di diverso.

Ho affrontato il viaggio dal night a casa sua, circa 20 minuti di strada, cercando di fare mente locale su quello che lei mi aveva raccontato al locale, sulle sue fantasie e sulle sue tempistiche.

All’arrivo sotto casa, una villetta anni 2000 in un quartiere residenziale della zona di Serravalle Sesia, faccio un sospiro e apro il cancello, con la chiave. Non essendo casa mia, avevo già trovato difficoltà nell’aprire quell’ostica serratura. Passeggio verso la porta d’entrata, cerco la chiave e la giro nella serratura. Entrando mi entra nel naso quel profumo di sesso misto a magnolia, classico dei centri massaggi cinesi. La casa era disposta su 2 piani, con sotto cucina e sala. Lei era sopra, con la musica accesa. Così, mi accingo a salire le scale, uno scalino per volta cercando di mantenere l’ansia sotto la soglia minima.

Appena arrivato al piano mi trovo davanti 3 porte. Una porta era sicuramente la camera da letto dalla quale c’era la musica e altre 2 probabilmente camera dei bimbi e bagno.

Senza bussare entro in camera da letto e trovo lei in intimo leopardato (un pezzo unico) sdraiata sul letto a guardare il telefono. Appena entrato, alza lo sguardo e mi guarda, puntando verso di me i suoi occhi azzurro ghiaccio. “Finalmente, ce ne hai messo di tempo!”

Aspetta però. Voglio raccontare di lei, per rendere tutto molto più affascinante ed eccitante.
Lei, Irina, 37 anni moldava. Ex modella e appartenente alla categoria “Miss Moldavia”, partecipante a Miss Mondo in una edizione di inizio 2000 e 90-60-90 da panico. Occhi azzurri, capelli rossi tinti e mamma di 3 bambini. Vive in palestra e ama un sacco il sesso. Insomma, l’apoteosi del “Bello da Sballo”. Completamente depilata e super-curata, senza neanche una ruga e mani morbide. Non fumatrice e molto intelligente. In italia da circa una quindicina d’anni, quindi accento morbido ma italiano fluente e quasi meglio del mio.

Mi avvicinai al letto, lei lasciò il telefono sul comodino e mettendosi in ginocchio mi disse: “Devo spogliarmi?”. Io feci cenno di si lanciando le chiavi dell’auto e di casa sul comò dietro di me.
Quella camera in quel preciso istante diventò per me un enorme fantasia. Specchio sul letto e sul comò, abbastanza basso da guardaci dentro, e di fianco al letto. Finestra che dà sul fiume sesia con nessuna possibilità di farsi guardare dentro e piena zeppa di appigli dove infilarci corde. Una delle cose più eccitanti era il letto, classico baldacchino, ma senza tende. Chissà perchè le avessero tolte?

Era completamente nuda, con quel bisogno di essere presa dal mio savoir-faire pronto. Sempre in ginocchio si avvicinò a me, le feci cenno di girarsi e appoggiare la sua schiena a me, con la mia mano destra le spostai i capelli e cominciai a toccarle il collo mentre con la mano sinistra passavo le dita sui fianchi e salendo lei accompagnava le mie mani sulle sue curve cominciando a sospirare.

“Simone, quanta voglia hai del mio corpo? O forse devo chiamarti Signore?. in quel frangente appoggiai le mie labbra al suo collo, lo morsi e sussurrai all’orecchio: “Chiamami come vuoi, basta che smetti di farti domande” e continuai a percorrere il suo corpo come una strada senza fine. La sua mano sinistra mi invitava a portare la mia sul suo piacere mentre le mie idee erano completamente diverse.

Non avevo portato la borsa, ma avevo ben altro in testa. Misi la mia mano destra sulla sua schiena e la spinsi facendola andare giù, a pecora. Tirai via la cintura, la avvolsi al suo collo e tirandola con la mano sinistra, con l’altra la schiaffeggiai sul suo culetto sodo, cominciando a sentirla ansimare. Dopo alcuni schiaffi, decisi di accettare il suo invito e cercando il suo clitoride, passandomi prima l’indice e il medio in bocca per poi farli roteare dolcemente su quel clitoride. Ad ogni ansimo tiravo la cintura creando un vero e proprio cappio. Dopo circa qualche minuto di piacere continuo, lei appoggiò il suo bel viso sul letto ed urlò “Vengo!” obbligandomi a non smettere quel movimento e a tirare al massimo della forza la cintura, vendendola colare con sussulti sul letto e sentendola ansimare sempre più velocemente.

Tolsi le dita, e tirai la cintura obbligandola a tornare in ginocchio davanti a me, levai il cappio e tirandole su i capelli vidi che i segni erano evidenti, e come un buon Master dovrebbe fare, ho cominciato a baciarle quei segni, ma obbligandola a toccarsi nel frattempo, mentre la mia mano destra stava sulla sua stessa mano e la mano sinistrale tirava i capelli per lasciare spazio a me di poter lenire i suoi dolori della stretta della cintura.

Dopo alcuni minuti, mentre i miei baci diventavano sempre più profondi e caldi, lei esclamò per la seconda volta “Vengo!” perdendo ogni tipo di controllo, staccando la sua mano dal clitoride e lasciando spazio a me (non voluto) al continuare quel momento, dove lei spalancò gli occhi ed urlò per il prosequio di quell’orgasmo durato più di qualche secondo.

Decisi che forse era arrivato il momento di darsi da fare.
La obbligai a girarsi verso di me, sempre in ginocchio, le presi la testa da dietro e facendole cenno di mettere le mani dietro la schiena, di baciarmi il collo, facendole appoggiare le labbra.

Lei intanto piano piano seguiva le mie mani che piano piano scendevano slacciando la camicia un bottone alla volta, fino a quando, arrivata all’inguine, dovette appoggiarsi al letto con le mani trovandosi così a pecorina di nuovo, però davanti ai bottoni dei pantaloni, ancora chiusi, serrati.

Mi tolsi la camicia e la buttai sul letto. Appoggiai le mie mani sui miei bottoni dei pantaloni mentre lei osservava con una certa curiosità ogni movimento esclamando “Che belle mani!”. Sono sempre molto soddisfatto di questa affermazione.

Piano piano slacciai pantaloni, un bottone alla volta, guardandola dall’altro verso il basso mentre lei si mordeva le labbra non staccando neppure per un secondo i suoi occhi. Tirai giù i pantaloni lasciando le mie mutande in vista con l’esposizione del mio giocattolo ancora dormiente.

Presi la sua testa e la portai dritta alla punta del mio piacere lasciandomi accarezzare attraverso il cotone con le labbra creando non poca eccitazione. L’idea di quell’azzurro sotto la mia linea dell’inguine mi dava non pochi piaceri.

Una volta che anche lei si rese conto che era pronto per uscire dal letargo, si mise comoda in ginocchio e guardandomi mi chiede “Posso guardarlo e giocarci?”, io feci cenno con la testa e lei con la sua mano destra abbassò le mutande portandole sotto i miei gioielli e cominciò a baciarlo mentre con la sua mano sinistra mi accarezzava dalla base alla punta spostando su e giù piano piano la pelle.

La sua bocca allora, si aprì e con lo stesso movimento della mano mi fece entrare nella sua bocca, facendomi sentire il calore di essa e scatenando ovviamente in me l’eccitazione che stavo cercando.

Dopo alcuni minuti di questo gioco estremamente eccitante, la staccai, tolsi le mutande e riprendendo il gioco feci appoggiare le sue labbra sui miei gioiellini mentre la mia mano destra continuava quel movimento che fino a quel momento era della sua bocca.

Così, quando sentii che era il momento di dare un seguito a quel gioco, la presi per i capelli e la lanciai letteralmente sul letto a pancia in su.

Tolsi le coperte dal letto, le feci su in stile salame e le legai i polsi in alto, aiutandomi con il ferro del letto. Mi misi in ginocchio davanti a lei, conseguentemente alla sua apertura delle gambe e cominciai a leccare il suo clitoride mentre le mie dita piano piano si facevano spazio a cercare il suo punto “G”, trovandolo con l’indice e il medio. Un gioco delle parti archestrato nei minimi particolari dove lei raggiunse l’orgamo in pochissimi secondi, lasciandomi spazio necessario al prosequio del gioco.

Presi i cuscini, li misi sotto al suo culetto abbligandola così ad alzare il suo ventre e scendendo dal letto, cercai il preservativo che avevo dentro il portafoglio.
Lo presi, mi avvicinai a lei, glielo porsi davanti alla bocca e afferrandolo con gli incisivi lo aprì.
Lo estrassi e ci infilai il mio piacere, facendolo scorrere piano piano facendo in modo che lei lo guardasse mentre io in piedi alla sua destra, facevo questo gesto.

Mi accinsi davanti a lei, ormai un lago, e passai il mio giocattolo prima sul clitoride e poi piano piano facendomi spazio all’interno della sua sorellina pronta ad accogliermi.

I colpi da lì a poco stavano diventando sempre più forti e veloci, a tal punto che dovetti addirittura spostarla più volte verso di me perchè andando verso la testa del letto, scendeva dai cuscini e non avevo modo di andare in profondità. Lo specchio sopra il letto dava quel senso di intimo, cattivo, che lei osservava con attenzione dalla sua posizione.

“Scopami, ti prego, continua a scoparmi”, ed io non potevo non soddisfare quell’esigenza.
Dopo qualche minuto e qualche suo orgasmo lungo secondi decisi di cambiare posizione, tenendo sempre i cuscini, allentai le lenzuola appese e le dissi di andare a pecora, rivolta verso la testiera del letto, con le braccia in avanti. Mi venne in mente che su quel comò c’era uno specchio, classico da bagno, rettangolare con i bordi azzurri, e lo misi davanti al suo viso tra le sue mani legate, in modo che potesse guardare me e lo specchio sopra al letto qualora avesse voluto solo con il movimento delle sue dita.

Entrando, come sempre, ho trovato il via libera alla profondità e spingendo sentivo il suo bisogno di velocità, di forza. Le mie mani sui suoi fianchi erano quel piacere in più, soprattutto quando una delle due si staccava per sculacciarla. “Colpiscimi, ti prego!” continuava ad esortarmi. Gli schiaffi erano sempre più prepotenti a tal punto da lasciare segni evidenti sulle sue chiappe. Ma ahimè, quella posizione non mi bastava assolutamente.

Uscii e sganciai il lenzuolo. La portai giù dal letto, in piedi, lasciando lo specchio sui cuscini, e la appoggiai alla sbarra in verticale ai piedi del baldacchino, braccia in alto, ovviamente legate, e gamba sinistra sul letto. Lei poteva osservare quello che stava accadendo ed io ero molto eccitato di questo. Purtroppo, come si sa, il mio piacere con un preservativo va scemando di tanto in tanto, quindi tra una posizione e l’altra la mia mano faceva capolino sul mio piacere provando ad inturgidirlo un po’, poco per volta. Per fortuna riuscendoci!

Appoggiando il mio corpo su di lei e il mio fratellino sulla sua sorellina, lascio che le mie mani scorrano sul suo corpo fresco e bello, mentre lei mi osservava dallo specchio. Ho un ricordo di quella posizione, il suo tatuaggio sotto al seno, un simbolo in stile “yin e yang” che toccavo spesso in quanto era proprio in una posizione comoda.

Le toccai i capezzoli e a scendere tutto il corpo, invitando poi il mio piacere ad entrare e fare di lei il mio unico pensiero.

Entrando, come di consueto, l’invito era già pressoché intinto di umidi piaceri suoi che sentivo sulle mie dita e sulla base del mio fratellino appena entrato.
I colpi erano molto duri e le mie mani non lasciavano molto all’immaginazione a tal punto da stimolare anche il clitoride, ormai un fascio di piaceri infiniti che si trasformavano in orgasmi continui e costanti. Quella posizione è infinitamente piacevole, ho dei ricordi ancora profondi di lei e del suo corpo pieno di brividi.

Mi staccai dal suo corpo, presi la parte eccedente del lenzuolo che poggiava a terra e legai la sua gamba attorno al palo. Mi allungai, presi la cintura e cominciai a colpirla chiedendole ad ogni colpo se veramente volesse essere lì. “Si Signore, non vorrei essere da nessun’altra parte”

Guardando l’orologio mi sono reso conto che il tempo stava diventando anche fin troppo lungo per lei e per noi che dovevamo tornare al Night.

Così le diedi qualche altro colpo, qualche schiaffo, tirata di capelli e trattandola come diceva lei: “Trattami da puttana!”.

La slegai, la buttai sul letto a pancia in su, mi misi a cavalcioni della sua bocca e mi feci leccare i gioiellini mentre la mia mano destra si muoveva sul mio piacere e la mia lingua leccava il suo clitoride.

Dopo una decina di minuti di suoi orgasmi, finì il gioco esplodendo sul suo seno. Mi spostai, quasi morto, e lei raccolse ogni goccia portandola alla bocca e ripulendo tutto obbligandomi spingendo il mio culetto verso di lei, a pulirmi anche il giochino.

“Mi è piaciuto un sacco, ma tu sei davvero qualcosa di eccezionale. Non ricorso quante volte ho goduto così tanto.”

Guardando l’orologio ancora una volta, tutto questo gioco era durato ben più di 3 ore. E caso vuole, mentre mi stavo ripulendo in bagno, chiama il marito. “Me l’hai soddisfatta?”

Beh che dire, non c’è altro da aggiungere. Assegno sul comodino, in bianco, rifiutato. Non mi andava di prendere altri compensi. Non me la sono sentita.

Tornammo al night e lei per quella sera non chiese a nessuno cosa volesse fare dopo. Era molto rilassata ma, a detta del marito, molto stanca.